Quando un copywriter confonde (per fortuna!) vita e lavoro
Come sarebbero la pubblicità e, più in generale, la comunicazione d’impresa senza il copywriter? Semplice: non esisterebbero. Perché il copywriter è molto più che un professionista che sa scrivere bene. Il copywriter innanzitutto studia il cliente (grande azienda o piccola impresa che sia), i suoi obiettivi e naturalmente il suo prodotto. Poi elabora una strategia per aiutarlo a vendere. Poi trova un’idea che seduca il pubblico. E finalmente scrive. Scrive parole tanto efficaci da lasciare un segno. Esageriamo: è la seduzione applicata al marketing. Di più, è la seduzione che trasforma il marketing e la comunicazione in una meravigliosa e sofisticata macchina, determinandone l’efficacia.
Scrivere, creare testi, elaborare un percorso di comunicazione efficace è come comporre musica. C’è chi dice che è arte, talento, creatività. E può darsi che lo sia. Ma è innanzitutto tecnica, che si acquisisce con lo studio e l’esercizio. Nessuno lasce copy: lo diventa. Bisogna sporcarsi le mani, per imparare a scrivere bene. Vivere, sentire la vita e poi tradurre ogni emozione in parole che nessun altro saprebbe trovare.
Mettiamola così: non chiediamoci che cosa fa il copywriter. Chiediamoci piuttosto chi è, il copywriter. Magari cominciando a sgombrare il campo da alcuni luoghi comuni.
Non è un artista, il copywriter (benché esistano copy che si atteggiano ad artistoidi).
Il copywriter usa le parole e, possibilmente, prima ancora il cervello.
Non si limita a scrivere bene, il copywriter.
Il copywriter crea bellezza, o valore, così come il jazzista fa vibrare l’aria con un sax e la sua apparente spontaneità nasce, in realtà, da una tecnica sopraffina e da un’applicazione costante.
Non cerca l’ispirazione, il copywriter.
Il copywriter ragiona, elabora, costruisce una strada, mette in piedi un mondo. E lo fa in modo maledettamente concreto.
Non scrive poesie, il copywriter.
Il copywriter aiuta i clienti a vendere i loro prodotti. Poi, certo, fa un sacco di altre cose. Ma la sua funzione è sempre la stessa: dare vita a un oggetto, a un valore, a un sogno. E lo fa usando i suoi attrezzi del mestiere: le idee e le parole.
Lo fa essendo innanzitutto se stesso, mettendo in gioco la propria creatività, facendo di un lavoro la propria vita, inseguendo un’idea che sfugge fino a farsi catturare e divenire trofeo. Ma soprattutto lo fa costruendo una strategia precisa, applicando tecniche consolidate, perseguendo un obiettivo concreto: aiutare il suo cliente a vendere, crescere, rafforzarsi. E qui la cosa è assai meno poetica. Per un copy, del resto, la poesia è nel cuore e nella testa, mai nella loro applicazione.
COMMENTI